Undici febbraio duemiladieci.
BBC News dice: "Alexander McQueen, UK fashion designer, found dead".
Il Mail Online dice: "British fashion icon Alexander McQueen commits suicide days after death of his beloved mother".
Il NYTimes dice: "Alexander McQueen, designer, is dead at 40".
Il Guardian dice: "Fashion designer Alexander McQueen dies aged 40".
L'Huffington Post dice: "Alexander McQueen Dead: fashion designer commits suicide at age 40".
Undici febbraio duemiladieci, tre anni dopo.
Le scarpe strane, in passerella e nella vita reale, sono diventate un obbligo morale.
Lady Gaga fa scalpore perché esce di casa con delle ballerine anziché con le consuete Norikata Tatehana.
Anna Dello Russo si mette vestiti da sera per il giorno.
Tre quarti di mondo copiano i look di Victoria Beckham.
Nelle sfilate si vedono sempre più azzardi, sempre più estro, sempre più architettura.
Se non fosse per quello stilistuncolo da strapazzo che faceva vestiti con i capelli e pantaloni che facevano vedere il sedere, abiti con fiori veri, la moda non sarebbe a questo punto.
Se non fosse per quell'hooligan della moda, che faceva vestiti con metallo e piume, stampe hi-tech, volumetrie improponibili e strutture cubiste, la moda non sarebbe a questo punto.
Se non fosse per quel rivoluzionario, che strappava e tagliava i vestiti, li macchiava di candeggina, li lavava con gli acidi e li verniciava con pitture fluorescenti, la moda non sarebbe a questo punto.
Oggi Alexander McQueen è sulla bocca di tutti.
Per le Armadillo Shoes, per il tributo alla Cerimonia d'Apertura alle Olimpiadi di Londra, per il vestito di Kate e Philippa Middleton.
Cosa ha inventato Alexander McQueen? Cosa ci ha dato? Cosa è cambiato da quando Sarah Burton dirige il marchio?
Alexander McQueen ha inventato la donna mostro, che non era per forza bella, ma sempre particolare, eccentrica, artistica, bizzarra.
Alexander McQueen ha inventato degli esseri sovrannaturali, un po' Burtoneschi, un po' futuristici, un po' primitivi ed un po' regali.
Alexander McQueen ha creato esseri grotteschi, curiosi, quasi amorfi, con spine che uscivano dalla faccia o protuberanze sul contorno occhi, ossature supplementari, cadaveriche carnagioni contrastate da enormi labbra rosso lacca.
Ed è proprio questo il concetto di McQueen, il grottesco portato talmente tanto all'esasperazione da trasformarsi in bellezza. Una bellezza fuori dal comune, una bellezza fuori dai canoni classici, una bellezza nuova, una bellezza non bella.
McQueen era un uomo molto romantico, ma non nel senso comune del termine. La sua moda decadente era una trasposizione della sua anima, del suo cervello, del suo cuore, dediti alle sue origini, o alla natura, o alla vita stessa.
Sesso, violenza, opulenza, oscurità, classicità, morte, vita.
Alexander McQueen, adesso, chi è?
Adesso è una maison di haute couture che gioca con la natura in modo molto meno concettuale e molto più denotativo. Dove McQueen voleva rappresentare la morte e la decadenza cucendo dei fiori freschi su un vestito (fiori che poi sarebbero appassiti), Sarah Burton gioca con kaleidoscopiche stampe di farfalle, reti a nido d'ape, ricami preziosi di perle e coralli, vestiti che sembrano meduse e fenicotteri, ragni ed uccelli.
Dove in McQueen c'era dietro un'idea esplicativa dell'intero progetto, in Sarah Burton c'è la femminilità più classica e meno shockante.
Chiudo con il titolo di un articolo del Telegraph, risalente al dodici febbraio duemiladieci:
"McQueen is dead, long live McQueen".
lunedì 11 febbraio 2013
giovedì 31 gennaio 2013
Ma non posso.
Vorrei dirti tante cose, ma non posso.
Vorrei scriverti tutto il caos che adesso sta devastanto il mio cervello, ma non posso.
Vorrei parlarti del suolo sterile che stai lasciando al tuo passaggio, ma non posso.
Vorrei spiegarti come mi sento, ma non posso.
Ed è così frustrante tutto ciò, così imperfetto e sbagliato, che vorrei venisse corretto automaticamente, come un errore di accenti in un documento di testo elettronico.
Vorrei dirti tutto.
Ma non posso.
Vorrei scriverti tutto il caos che adesso sta devastanto il mio cervello, ma non posso.
Vorrei parlarti del suolo sterile che stai lasciando al tuo passaggio, ma non posso.
Vorrei spiegarti come mi sento, ma non posso.
Ed è così frustrante tutto ciò, così imperfetto e sbagliato, che vorrei venisse corretto automaticamente, come un errore di accenti in un documento di testo elettronico.
Vorrei dirti tutto.
Ma non posso.
lunedì 21 gennaio 2013
I'll die living just as free as my Hair.
Me lo ricordo, quell'undici febbraio dell'addì duemilaundici.
Lady Gaga rilasciava Born This Way, il primo singolo di un'era gigantesca come l'ansia che le major discografiche ci avevano messo nell'attendere questo album.
La mia non vuole essere una recensione, piuttosto un invito alla riflessione, un consiglio fra amici, la narrazione di un viaggio durato due anni.
Born This Way, l'inno futuristico dell'amore universale, il grido di lotta contro le forme di discriminazione, una canzone che ha segnato una generazione, quella della libertà sessuale degli anni Duemila.
Born This Way è stato in effetti il canto generazionale degli oppressi di questo tempo, il guanto di sfida contro i soprusi della società odierna.
Il video, una nascita collettiva, un battesimo surrealista, un manifesto, un orgoglio.
Cosa mi ha suscitato Born This Way? Facendo un bilancio dopo due anni dalla sua uscita, che effetti ha sortito su di me e sulla società in generale?
Born This Way, come accennato sopra, si era presentato come una chiamata alle armi contro qualunque forma di discriminazione, ma riguardo all'album il discorso si fa più ampio e più sfaccettato.
Born This Way (album) è qualcosa di molto vasto e variegato, a partire da Marry The Night, la mia canzone preferita (insieme a Dance In The Dark) di Lady Gaga, presentata come una potente canzone pop liturgica su New York, poi arricchita di sfumature dolorose e brucianti della vita di Gaga con un videoclip che rasenta la perfezione.
Government Hooker è puttan pop 2.0, fashion techno, una di quelle canzoni da sfilata, un inno del femminismo di oggi, che prevede la manipolazioni degli istinti sessuali per arrivare al potere (vedi sotto: Marilyn Monroe).
Fra le tracce più potenti, poi, troviamo Americano, chiasso mariachi sull'immigrazione clandestina messicana, sulla libertà, sul sogno.
Ma la perla di quest'album, la vera grande anima di Born This Way è Hair.
Hair è qualcosa di sovrannaturale, techno rock disorientante che si arricchisce di tenere tinteggiature sadcore quando viene suonata live in piano solo.
Hair è un omaggio alla nostra personalità, una dedica al nostro essere, una celebrazione a noi stessi.
Hair è la rottura delle regole, la voglia di fare tipica dell'adolescenza, il voler urlare al mondo la propria identità, il voler farsi conoscere, voler essere famosi, voler essere popolari, voler essere se stessi.
Hair è sulla libertà personale, sulle convenzioni che rompono il nostro io, sulla socità che vuole omologazione.
Hair è sulla nostra originalità, la bellissima anima che ognuno di noi tiene dentro al proprio guscio di carne.
Un altro pezzo memorabile (ma a parer mio ingiustamente sottovalutato) è il brano che ha ispirato il titolo di questo blog: Highway Unicorn (Road To Love).
Highway Unicorn è una canzone da viaggio, che parla di sogni.
Highway Unicorn è inseguire i propri obiettivi, sudare per essi, concludere con un sorriso quando essi si siano realizzati.
E poi il brano più struggente di questo album, The Edge Of Glory.
Sento ancora odore di incenso quando lo ascolto, forse qualcuno sa perché.
Lady Gaga rilasciava Born This Way, il primo singolo di un'era gigantesca come l'ansia che le major discografiche ci avevano messo nell'attendere questo album.
La mia non vuole essere una recensione, piuttosto un invito alla riflessione, un consiglio fra amici, la narrazione di un viaggio durato due anni.
Born This Way, l'inno futuristico dell'amore universale, il grido di lotta contro le forme di discriminazione, una canzone che ha segnato una generazione, quella della libertà sessuale degli anni Duemila.
Born This Way è stato in effetti il canto generazionale degli oppressi di questo tempo, il guanto di sfida contro i soprusi della società odierna.
Il video, una nascita collettiva, un battesimo surrealista, un manifesto, un orgoglio.
Cosa mi ha suscitato Born This Way? Facendo un bilancio dopo due anni dalla sua uscita, che effetti ha sortito su di me e sulla società in generale?
Born This Way, come accennato sopra, si era presentato come una chiamata alle armi contro qualunque forma di discriminazione, ma riguardo all'album il discorso si fa più ampio e più sfaccettato.
Born This Way (album) è qualcosa di molto vasto e variegato, a partire da Marry The Night, la mia canzone preferita (insieme a Dance In The Dark) di Lady Gaga, presentata come una potente canzone pop liturgica su New York, poi arricchita di sfumature dolorose e brucianti della vita di Gaga con un videoclip che rasenta la perfezione.
Government Hooker è puttan pop 2.0, fashion techno, una di quelle canzoni da sfilata, un inno del femminismo di oggi, che prevede la manipolazioni degli istinti sessuali per arrivare al potere (vedi sotto: Marilyn Monroe).
Fra le tracce più potenti, poi, troviamo Americano, chiasso mariachi sull'immigrazione clandestina messicana, sulla libertà, sul sogno.
Ma la perla di quest'album, la vera grande anima di Born This Way è Hair.
Hair è qualcosa di sovrannaturale, techno rock disorientante che si arricchisce di tenere tinteggiature sadcore quando viene suonata live in piano solo.
Hair è un omaggio alla nostra personalità, una dedica al nostro essere, una celebrazione a noi stessi.
Hair è la rottura delle regole, la voglia di fare tipica dell'adolescenza, il voler urlare al mondo la propria identità, il voler farsi conoscere, voler essere famosi, voler essere popolari, voler essere se stessi.
Hair è sulla libertà personale, sulle convenzioni che rompono il nostro io, sulla socità che vuole omologazione.
Hair è sulla nostra originalità, la bellissima anima che ognuno di noi tiene dentro al proprio guscio di carne.
Un altro pezzo memorabile (ma a parer mio ingiustamente sottovalutato) è il brano che ha ispirato il titolo di questo blog: Highway Unicorn (Road To Love).
Highway Unicorn è una canzone da viaggio, che parla di sogni.
Highway Unicorn è inseguire i propri obiettivi, sudare per essi, concludere con un sorriso quando essi si siano realizzati.
E poi il brano più struggente di questo album, The Edge Of Glory.
Sento ancora odore di incenso quando lo ascolto, forse qualcuno sa perché.
mercoledì 9 gennaio 2013
Trapani.
Un normale pomeriggio, passato in profumeria a snasare con mia madre.
"Guarda, Profumi di Pantelleria" fa lei, lieta, "e ho visto anche Acqua di Taormina laggiù. Come mai non c'è un'Acqua di Trapani?".
Come mai non c'è un'Acqua di Trapani?
Perché farla sarebbe complicatissimo, necessiterebbe di una formulazione e di una piramide troppo complesse perfino per Jean Baptiste Grenouille.
"Ma di cosa sa Trapani?" faccio io.
"Sa di sale" dice Rino, il tipo che ci sta servendo.
Ci rimugino sopra per tutta la sera.
La verità è che Trapani è mille anime, mille facce, mille vite, mille aspetti.
Trapani sa del sale di Salinagrande.
Trapani sa degli alberi di Erice.
Trapani sa del vino di Marsala.
Trapani sa di mandorle.
Trapani sa di fichi.
Trapani sa di fiori d'arancio.
Trapani sa di gelsomino.
Trapani sa di asfalto cotto al sole.
Trapani sa di crema abbronzante.
Trapani sa di sabbia.
Trapani sa di alghe.
Trapani sa di bellezza.
Trapani sa di maestosità.
Trapani sa di estate.
Trapani sa di dolcezza.
Trapani sa di famiglia.
Trapani sa di antichità.
Trapani non potrebbe mai essere un profumo. Una boccetta di vetro è troppo piccola per racchiudere la sua grandezza.
"Guarda, Profumi di Pantelleria" fa lei, lieta, "e ho visto anche Acqua di Taormina laggiù. Come mai non c'è un'Acqua di Trapani?".
Come mai non c'è un'Acqua di Trapani?
Perché farla sarebbe complicatissimo, necessiterebbe di una formulazione e di una piramide troppo complesse perfino per Jean Baptiste Grenouille.
"Ma di cosa sa Trapani?" faccio io.
"Sa di sale" dice Rino, il tipo che ci sta servendo.
Ci rimugino sopra per tutta la sera.
La verità è che Trapani è mille anime, mille facce, mille vite, mille aspetti.
Trapani sa del sale di Salinagrande.
Trapani sa degli alberi di Erice.
Trapani sa del vino di Marsala.
Trapani sa di mandorle.
Trapani sa di fichi.
Trapani sa di fiori d'arancio.
Trapani sa di gelsomino.
Trapani sa di asfalto cotto al sole.
Trapani sa di crema abbronzante.
Trapani sa di sabbia.
Trapani sa di alghe.
Trapani sa di bellezza.
Trapani sa di maestosità.
Trapani sa di estate.
Trapani sa di dolcezza.
Trapani sa di famiglia.
Trapani sa di antichità.
Trapani non potrebbe mai essere un profumo. Una boccetta di vetro è troppo piccola per racchiudere la sua grandezza.
lunedì 31 dicembre 2012
Duemiladodici buoni proposti (un po' tanti, no?!)
Ed ecco le ondate di gente bimbaminkia che pubblica stati sull'anno che se ne sta andando.
Anno in cui tutti saremmo schiattati in culo ai Maya, alla fine Britney Spears ha dovuto disdire il suo party/troieggio dentro i tombini. Eh, cose che capitano.
Tanti hanno detto che questo duemiladodici è stato un anno un po' sottotono.
E' vero, dopotutto, la crisi ci ha fiaccati e non poco, e tanti hanno attribuito la colpa a Mister Monti (e vedrete, poi, con Berlusconi, tornando alla pragmatica sensazione di aver rotto il cazzo di cui parla la Littizzetto).
Proviamo a fare un bilancio (cioè... io provo... voi leggete... chiunque voi siate).
Al livello letterario ho fatto tante piacevoli scoperte, e devo dire che quest'anno è stato particolarmente prolifico sotto questo punto di vista.
Innanzitutto ho letto per la prima volta Federica Frezza. Scrittura eccellente, romanzi intrippanti.
Poi ho scoperto Isabella Santacroce, anche lei mi ha incantato con la sua penna.
Il mio rapporto con Murakami si è intensificato, anche se dovrei decidermi a leggere la terza parte di 1Q84.
Ma è anche stato l'anno di Il Seggio Vacante, il nuovo libro di JK Rowling dopo anni di silenzio dall'ultimo Harry Potter. E' stato un anno magnifico.
Ma è anche stato l'anno di Cinquanta Sfumature di Grigio. Che anno di merda.
A livello musicale, quest'annata è stata molto felice.
Ho conosciuto Lana Del Rey, ormai diventata una delle donne della mia vita.
Poi ho anche conosciuto Marina and the Diamonds e Natalia Kills, anche loro due ottime cantanti.
Madonna mi ha deluso profondamente con quella merdata di MDNA, ma fortunatamente il mio amore per lei non si è scalfito.
Lady Gaga ci ha lasciati tutti abbastanza vuoti, diciamo che non ha fatto un cazzo a parte il tour a cui non sono andato. Gaguzza mia, sbrigati a pubblicare qualcos'altro!
Ke$ha, non so come, ci ha sfoderati Warrior, un album coi controcoglioni, e neanche Rihanna mi ha deluso con Unapologetic.
Mi sono innamorato dei Muse, che ci hanno tirato fuori l'album (a parer mio) migliore del 2012, cioè The 2nd Law, ed anche Mika con The Origin Of Love mi ha compiaciuto molto.
Ritorno storico, poi, dei No Doubt, che si meritano un posto nell'annoverazione di quest'anno musicale con il loro Push And Shove, piacevole e ritmato.
In campo profumi ho fatto moltissime scoperte, a partire da Etat Libre D'Orange e il suo Sécrétions Magnifiques ed a finire ai L'Artisan Parfumeur e i Bond no 9.
I più meritevoli da citare sono sicuramente: 2 di Comme Des Garçons, A La Nuit di Serge Lutens, Kingdom di Alexander McQueen (finalmeeeente, finalmeeeente!), Coney Island di Bond no 9, Premier Figuier di L'Artisan Parfumeur, Putain Des Palaces di Etat Libre D'Orange e non me ne vengono più in mente.
Quest'anno ho iniziato a scrivere in maniera regolare. Avevo iniziato già alla fine del 2011, ma è da febbraio 2012 che mi sono invischiato nella cosa più pretenziosa che potesse raffiorare nella mia mente: Gelsomino e Sigarette.
Questo racconto mi ha assorbito talmente tanto da lasciarmi frastornato e dubbioso tante, troppe volte. Spero che un giorno qualcuno riesca a leggerlo, quando sarà come voglio che sia.
Poi ho iniziato e finito 2842 Miglia, che è stato candidato al concorso di Reader's Bench 500 Storie d'Autunno ma che non ha vinto (e il poveretto non glielo aggiungo, sono fiero di questo racconto, ma forse faccio male).
E infine tanti racconti alla rinfusa, tanti pensieri gettati su carta chissà per quale inspiegabile motivo.
Il 2012 è stato l'anno delle grandi rimpatriate, delle amicizie ritrovate.
Francesca, la mia piccola Carmen, l'ho reincontrata durante l'estate, ringraziando I Want To Break Free dei Queen e Jizz In My Pants dei Lonely Island. (Momento Miss Italia) Voglio ringraziarla per la pazienza infinita con cui mi ha ascoltato, mentre parlavo di Gelsomino e Sigarette in heavy rotetion. La ringrazio per non avermi fatto sentire solo nelle notti di fine estate dove eravamo soltanto io ed uno schermo. La ringrazio per esserci, anche se è a quattromilauattrocento chilometri da me.
Poi Alessia, e qualche fugace scambio di messaggi su Facebook, un'altra piacevole ri-amicizia, piena di rivelazioni e di profonde riflessioni, che mi ha aiutato a capire quale sarà il mio futuro, e quale voglio che non sia.
E infine le amicizie stagionate, quelle che non mi hanno mai abbandonato, quelle che ci sono state, calorose spalle su cui piangere (ma quale piangere) o lamentarsi o frignarsi o grugnire.
Quindi una standing ovation alla SuperVixen, che avrebbe dovuto spappolarmi le palle fino a morire dal dolore per aver dubitato della sua relazione interregionale con il moroso naturalizzato torinese ma che invece ha (faticosamente) resistito all'impulso (perché mi vuole un gran bene, la ppputtanella <3).
Quindi poi una bella stretta di mano alla più Blondie fra le Blondies, perché il suo biondo mi è stato d'ispirazione. Grazie.
E alla Molly e ai diamandi nelo cielo, sentitamente ringrazio.
E questo 2013? Spero che sia anche un decimo di quest'anno, sarebbe grandioso.
E basta lamentarsi del 2012, è già tanto che siamo vivi.
Buon anno a chi sa prendere per grandi dei piccoli cambiamenti.
Buon anno a chi c'è e anche a chi non c'è.
Buon anno a chi lo passerà all'ospedale con la mano esplosa.
Buon anno a chi bacerà qualcuno a mezzanotte.
Buon anno a chi si consolerà con un Martini.
Buon anno. E basta.
23:59
Dieci... nove... otto... sette... sei...cinque... quattro... tre... due.
Anno in cui tutti saremmo schiattati in culo ai Maya, alla fine Britney Spears ha dovuto disdire il suo party/troieggio dentro i tombini. Eh, cose che capitano.
Tanti hanno detto che questo duemiladodici è stato un anno un po' sottotono.
E' vero, dopotutto, la crisi ci ha fiaccati e non poco, e tanti hanno attribuito la colpa a Mister Monti (e vedrete, poi, con Berlusconi, tornando alla pragmatica sensazione di aver rotto il cazzo di cui parla la Littizzetto).
Proviamo a fare un bilancio (cioè... io provo... voi leggete... chiunque voi siate).
Al livello letterario ho fatto tante piacevoli scoperte, e devo dire che quest'anno è stato particolarmente prolifico sotto questo punto di vista.
Innanzitutto ho letto per la prima volta Federica Frezza. Scrittura eccellente, romanzi intrippanti.
Poi ho scoperto Isabella Santacroce, anche lei mi ha incantato con la sua penna.
Il mio rapporto con Murakami si è intensificato, anche se dovrei decidermi a leggere la terza parte di 1Q84.
Ma è anche stato l'anno di Il Seggio Vacante, il nuovo libro di JK Rowling dopo anni di silenzio dall'ultimo Harry Potter. E' stato un anno magnifico.
Ma è anche stato l'anno di Cinquanta Sfumature di Grigio. Che anno di merda.
A livello musicale, quest'annata è stata molto felice.
Ho conosciuto Lana Del Rey, ormai diventata una delle donne della mia vita.
Poi ho anche conosciuto Marina and the Diamonds e Natalia Kills, anche loro due ottime cantanti.
Madonna mi ha deluso profondamente con quella merdata di MDNA, ma fortunatamente il mio amore per lei non si è scalfito.
Lady Gaga ci ha lasciati tutti abbastanza vuoti, diciamo che non ha fatto un cazzo a parte il tour a cui non sono andato. Gaguzza mia, sbrigati a pubblicare qualcos'altro!
Ke$ha, non so come, ci ha sfoderati Warrior, un album coi controcoglioni, e neanche Rihanna mi ha deluso con Unapologetic.
Mi sono innamorato dei Muse, che ci hanno tirato fuori l'album (a parer mio) migliore del 2012, cioè The 2nd Law, ed anche Mika con The Origin Of Love mi ha compiaciuto molto.
Ritorno storico, poi, dei No Doubt, che si meritano un posto nell'annoverazione di quest'anno musicale con il loro Push And Shove, piacevole e ritmato.
In campo profumi ho fatto moltissime scoperte, a partire da Etat Libre D'Orange e il suo Sécrétions Magnifiques ed a finire ai L'Artisan Parfumeur e i Bond no 9.
I più meritevoli da citare sono sicuramente: 2 di Comme Des Garçons, A La Nuit di Serge Lutens, Kingdom di Alexander McQueen (finalmeeeente, finalmeeeente!), Coney Island di Bond no 9, Premier Figuier di L'Artisan Parfumeur, Putain Des Palaces di Etat Libre D'Orange e non me ne vengono più in mente.
Quest'anno ho iniziato a scrivere in maniera regolare. Avevo iniziato già alla fine del 2011, ma è da febbraio 2012 che mi sono invischiato nella cosa più pretenziosa che potesse raffiorare nella mia mente: Gelsomino e Sigarette.
Questo racconto mi ha assorbito talmente tanto da lasciarmi frastornato e dubbioso tante, troppe volte. Spero che un giorno qualcuno riesca a leggerlo, quando sarà come voglio che sia.
Poi ho iniziato e finito 2842 Miglia, che è stato candidato al concorso di Reader's Bench 500 Storie d'Autunno ma che non ha vinto (e il poveretto non glielo aggiungo, sono fiero di questo racconto, ma forse faccio male).
E infine tanti racconti alla rinfusa, tanti pensieri gettati su carta chissà per quale inspiegabile motivo.
Il 2012 è stato l'anno delle grandi rimpatriate, delle amicizie ritrovate.
Francesca, la mia piccola Carmen, l'ho reincontrata durante l'estate, ringraziando I Want To Break Free dei Queen e Jizz In My Pants dei Lonely Island. (Momento Miss Italia) Voglio ringraziarla per la pazienza infinita con cui mi ha ascoltato, mentre parlavo di Gelsomino e Sigarette in heavy rotetion. La ringrazio per non avermi fatto sentire solo nelle notti di fine estate dove eravamo soltanto io ed uno schermo. La ringrazio per esserci, anche se è a quattromilauattrocento chilometri da me.
Poi Alessia, e qualche fugace scambio di messaggi su Facebook, un'altra piacevole ri-amicizia, piena di rivelazioni e di profonde riflessioni, che mi ha aiutato a capire quale sarà il mio futuro, e quale voglio che non sia.
E infine le amicizie stagionate, quelle che non mi hanno mai abbandonato, quelle che ci sono state, calorose spalle su cui piangere (ma quale piangere) o lamentarsi o frignarsi o grugnire.
Quindi una standing ovation alla SuperVixen, che avrebbe dovuto spappolarmi le palle fino a morire dal dolore per aver dubitato della sua relazione interregionale con il moroso naturalizzato torinese ma che invece ha (faticosamente) resistito all'impulso (perché mi vuole un gran bene, la ppputtanella <3).
Quindi poi una bella stretta di mano alla più Blondie fra le Blondies, perché il suo biondo mi è stato d'ispirazione. Grazie.
E alla Molly e ai diamandi nelo cielo, sentitamente ringrazio.
E questo 2013? Spero che sia anche un decimo di quest'anno, sarebbe grandioso.
E basta lamentarsi del 2012, è già tanto che siamo vivi.
Buon anno a chi sa prendere per grandi dei piccoli cambiamenti.
Buon anno a chi c'è e anche a chi non c'è.
Buon anno a chi lo passerà all'ospedale con la mano esplosa.
Buon anno a chi bacerà qualcuno a mezzanotte.
Buon anno a chi si consolerà con un Martini.
Buon anno. E basta.
23:59
Dieci... nove... otto... sette... sei...cinque... quattro... tre... due.
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