La sua solita giacca di pelle con il colletto alto, le sue solite ruches bianche che spuntano dal petto, i ricci che gli cadono sul viso.
La voce quasi lontana di mamma mi riporta ad una realtà buia e malinconica.
Guardo l'orologio: sono le cinque e mezza.
Vado da mamma, che sta ritirando i panni da una pioggia apocalittica.
Vedo le nuvole che si spostano veloci e cadono, sottoforma di minuscole e fredde gocce d'acqua.
D'improvviso il cielo smette di piangere e le nuvole continuano a vagare per l'atmosfera, unendosi e slegandosi tra di loro, prendendosi e lasciandosi in uno svelto ed inquietante amplesso intervallato da fugaci momenti di luce solare.
All I wanted to see you laughing in the purple rain.
Mi sveglio di soprassalto, sgranando gli occhi alla percezione di un lampo il cui bagliore ilumina scattante la mia stanza, per poi scomparire furtivo senza lasciare traccia.
Guardo una densa foschia attraverso la finestra, mi alzo dal letto e scorgo delle nuvole nere e fisse su un celo grigio, che inondano tutto ciò che sta sotto.
Tocco il fetro, appannato e gocciolante di pioggia, e lo sento ghiacciato.
Da fuori un tuono arrogante e borioso lo fa vibrare con il suo rumore battagliero e nefasto.
Lascio l'impronta sulla trasparenza sfocata dall'autunno.
Sono l'acqua che cade, sono la terra bagnata, sono i fiori appesantiti da gocce di rugiada, sono un vento violento e gelido, sono foglie scure che cadono, sono la resina che cola dal legno, sono la lavanda che allieta il naso.
Sono il cielo malinconico, sono le nuvole iraconde, sono i fulmini repentini e taglienti, sono i tuoni raccapriccianti e paurosi.
Sono il mare che si scaglia contro rocce ostinate, sono nebbia misteriosa che avvolge le montagne. Sono il freddo che scava dentro, ed arriva fino al cuore.
Sono l'algida bellezza dell'inverno che sta arrivando, immobile e ghiacciato candore dall'imponente magnificenza, doloroso gelo di sentimenti ed emozioni.
Sono l'assenza di vita, l'assenza di parola, l'assenza di sguardo, l'assenza.
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